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Minicozzi e Greco mandano al tappeto la politica, Cimino: giustizia è fatta

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Minicozzi e Greco mandano la politica a tappeto. Giustizia è fatta

Molto spesso i giornalisti perdono parte della loro autorevolezza, equidistanza, acuendo simpatie o antipatie, allorquando scendono direttamente in campo nella politica attiva. Simili conseguenze si verificano anche quando dichiarano la propria appartenenza politica, quando mostrano una tessera di partito, quando hanno parentele “forti”, oppure anche se sono nella rosa di testate più o meno schierate. Questo accade perché il lettore li vuole comunque al di sopra delle parti, a mo’ di missionari, senza poi tener conto che ognuno lavori per un editore il quale vive di vendita copie e pubblicità, e che ognuno del resto ha un credo politico. Difficilmente il lettore riesce a digerire gli organi di partito come difficilmente riesce ad immaginare quanto siano precarie le condizioni contrattuali della categoria dei giornalisti dal 2000 in poi. Tuttavia il progresso tecnologico ha avvicinato i normali cittadini alla comunicazione, specie in quella on line, dei social, dei blog, ma allo stesso tempo ha dato la possibilità alla politica ed ai politici di invadere con prepotenza l’informazione. A tal riguardo l’esercizio della imparzialità, della trasparenza, della obiettività, spesso si scontra con logiche e linee imprenditoriali in grado di condizionare le redazioni e di conseguenza l’esercizio della neutralità. E più c’è aridità, più c’è povertà, maggiore diventa il rischio della omissione della divulgazione della notizia, il rischio della non inchiesta, il rischio di non poter raccontare i fatti, la realtà, insomma di allontanarsi dal cammino virtuoso. Per questo motivo, desidero nel mio piccolo ed in ritardo, spendere due parole in favore di due colleghi del piccolo, mediocre e lontano Molise. Quello della stampa dei piccoli numeri e dei poveri click, quel Molise che si aggrappa a isolati eroi di un giornalismo sofferto, polemico, insidioso, snervante. Mi riferisco a Giovanni Minicozzi, caparbio e ispido lottatore, e Luigi Greco, testardo e solitario orso appenninico, i quali hanno vinto contro la politica, con sentenze alla mano. Il primo iniziò una inchiesta crociata, in perfetta solitudine, contro i privilegi della casta regionale e i famosi vitalizi. Da solo uscì allo scoperto svelando i trucchetti che all’epoca consentivano a lor signori, di aggirare la politica dei tagli. E così Giovanni fu denunciato da un consigliere regionale e iniziò una querelle che come al solito vede il politico forte del portafoglio e il giornalista ricco solo di coraggio. Tuttavia a Giovanni è andata bene, non solo per la sentenza, ma perché con i processi lunghi, capita che il giornalista resti senza editore, senza testata, ma pieno di carte verdi e legali da inseguire. Spesso il servizio o l’articolo scritto oggi, va a sentenza tra 4-5 anni, quando tra l’altro sono mutati gli scenari e la sentenza non fa più gola a nessuno. Ma non in questo caso. Minicozzi ha vinto e con lui tutti i lettori che hanno creduto nella sua inchiesta e sulla infondatezza delle accuse rivolte da Salvatore Ciocca. E la notizia della assoluzione con formula piena per il collega di Telemolise va amplificata proprio nel Molise, dove la politica della massima istituzione provochi tremolii e continue “riflessioni” sulla divulgazione di inchieste, notizie ed ipotesi di reato. Stesso dicasi per Luigi Greco, lontano dal giornalismo attivo e spensierato collega amante di sport e fotografia, che da Agnone, il suo paese, è stato accusato di diffamazione dal sindaco. Immaginiamo un qualsiasi cittadino denunciato dal proprio sindaco tra l’altro avvocato. Ora invece pensiamo ad un qualsiasi giornalista denunciato dal proprio sindaco (avvocato). Quale credibilità, autorevolezza, trasparenza potrebbe mai possedere un giornalista condannato, nel suo paese, dal tribunale della sua giurisdizione per di più per una diffamazione inerente la sfera privata del primo cittadino? Ecco che anche quest’altra sentenza di assoluzione piena dà ragione a questi piccoli ma grandi giornalisti, strenui difensori, per anni e nel silenzio più totale, dei veri principi che forgiano la nostra professione. Nel complimentarmi con loro (ricordo che ma mi ero espresso pubblicamente in loro sostegno in tempi non sospetti) li invito a procedere con le calunnie. E’ proprio il caso di dire: giornalisti battono la politica. 

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