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Al cinema Maestoso di Campobasso Piccole donne, la pellicola femminista con la riflessione sul matrimonio

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Piccole donne e il matrimonio. È il tema del riadattamento della regista Greta Gerwin, uscito nel paese di produzione nel 2019 e in Italia il 9 gennaio 2020. 
 
Il tema dell'utilità del matrimonio ripercorre tutte e due le ore del film, nel parallelo tra Piccole donne e Piccole donne crescono. 
 
La pellicola è un adattamento femminista dei libri di Louise May Alcott. Nella storia di tutte e quattro le sorelle March, dalla guerra civile fino alla morte di Beth, la terza sorella, il filo conduttore è il ruolo del matrimonio nella loro vita. 
 
Il finale non è il classico a cui siamo abituate. Con Jo che corre dietro a Frederich l' amico tedesco che conosce a New York, quando va in città a vendere i suoi racconti. Ci sarà un finale alternativo e sorprendentemente femminista. Non spoileriamo però troppo , ma allo stesso tempo facciamo sapere che è un finale in cui Jo, ma anche le donne che si identificano in lei, si sentiranno autodeterminate.
 
È l' editore dei suoi racconti a spiegarci che le donne e gli uomini, nei racconti di allora, volevano vedere le donne o sposate o morte. È il matrimonio che vende, il mantra della pellicola. 
 
Ed è così che va a tutte le sorelle March o quasi. Meg, la primogenita, sposa di John, l' istitutore povero di Laurie. Il suo sogno è vestire bene, sposarsi e avere figli. E per questo non sempre capita dalla sorella Jo. 
 
Beth la terzogenita muore a 20 anni in seguito alla malattia al cuore che aveva contratto, sette anni dopo una scarlattina che aveva cominciato ad indebolirla. La sua passione era la musica e il pianoforte ma non aveva mai avuto ambizioni di carriera né di matrimonio, come se già sapesse che il suo destino era segnato
 
Amy la minore dopo un lungo viaggio in Europa, durante il quale seguendo i consigli di zia March, ha cercato la carriera da pittrice, finisce sposata con Laurie, ricco e amore della sua vita.
 
Jo, la seconda sorella scrittrice, sarà protagonista di un doppio finale. Quello del libro Piccole donne, che scriverà dopo la morte di Beth, in cui si unirà a scopo di matrimonio con Friedrich. Questo è quello per vendere il libro. Quello che i lettori vogliono. E il secondo finale, quello autodeterminato che abbiamo deciso di svelarvi al cinema. 
 
Come viene visto il matrimonio lo spiega Amy a Laurie. È un contratto di tipo economico, dove la moglie non ha possibilità di guadagnare soldi perché questi diventano del marito, così come i figli che arriveranno. 
 
Amy era innamorata di Laurie, tuttavia ha capitolato al matrimonio solo dopo aver rinunciato al sogno di diventare la migliore pittrice d'Europa. 
 
Ed è Laurie che, nello spronare la futura moglie, svela un altro arcano femminista: le donne artiste ( come in tutti gli altri campi)  non sfonderanno mai veramente perché sono giudicate da uomini che non vogliono perdere i loro primati. Quello che Laurie descrive non è altro che ciò che accade in tutti gli ambiti lavorativi, persino in politica. 
 
Beth prima di morire spiega a Jo la filosofia di mamie March: quando fai una cosa falla per gli altri. È così che ha fatto la mamma per anni, e non sempre è una cosa bella come sostiene zia March. Ma chi era mamma March? Una donna classica di altri tempi che riesce a contenere la sua rabbia per le cose, perché questo chiede la società a una donna. 
 
È sempre Jo, quando spiega il perché lei non vuole piegarsi agli stereotipi sociali dell'epoca, a promuovere una visione alternativa. E dice a sua madre: non vedo perché alle donne si associ solo amore e bellezza. 
 
Insomma un adattamento femminista che incolla al grande schermo per tutto il tempo. Senza mai permettere allo spettatore nessun passaggio a vuoto e nessun momento di noia. Voto finale 10.
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