Campobasso - La crisi economica si sente forte anche in Molise e il Vicepresidente della regione Michele Petraroia è convinto che si debba portare "la Vertenza Molise" sul tavolo del governo e interessare il premier Renzi in persona della difficile situazione della nostra regione.
" Ci sono 88 mila persone in età di lavoro tra i 15 ed i 64 anni che risultano inattive, 10 mila percettori di disoccupazione nel 2013 che si aggiungono a migliaia di lavoratori in cassa integrazione e in mobilità. Solo 99 mila persone in Molise svolgono un’attività pubblica o privata, autonoma o professionale, subordinata o d’impresa. Con questi numeri non c’è Regione che tenga e come capita nei momenti di crisi vince la paura, si acuisce la lotta tra poveri e cresce la polemica in uno scontro inutile, deleterio ed inconcludente.
Non c’è da inventarsi nulla, se non emulare Taranto, Piombino, Airola, Pordenone o le altre aree di crisi nazionali su cui quei territori hanno fatto quadrato sollecitando a Roma la stipula di Accordi di Programma con dentro i fondi per il lavoro e la ripresa produttiva. È stato attivato un percorso per il riconoscimento dell’area di crisi motivato dalle vertenze Ittierre e Gam con decine di delibere comunali recepite in una delibera regionale. Sul punto è aperto un confronto con il Ministero dello Sviluppo coordinato dall’Ing. Pillarella e si resta in attesa di capire le modalità, i tempi ed i contenuti di un Accordo di Programma da firmare con il Governo per il Distretto Bojano – Isernia.
Ma si può affidare una vertenza così dura solo alle procedure istituzionali ordinarie? Sicuramente no ed è un errore che nessun esponente interno o esterno parli di questi temi né in campagna elettorale, né quando arriva il Presidente della Confindustria e né in altre sedi.
Ancora oggi a Bojano si appaltano in queste ore lavori per 3 milioni di infrastrutture provenienti da quelle lotte e da quel Contratto d’Area. Perché nel 2014 non si può ripetere l’esempio del 1994-1999? Per la semplice ragione che ci divide su tutto, si parla d’altro e ci si scarica le responsabilità a vicenda.
In quel periodo non furono i presidenti della Regione (Di Bartolomeo, Di Giandomenico, Veneziale, Iorio e ancora Veneziale) ad aprire e gestire la vertenza Molise, ma fu tutto il territorio che si unì al di là delle appartenenze e lottò contro Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi e D’Alema che si susseguirono alla presidenza del Consiglio dei Ministri.
Ma non c’era occasione di una presenza di una figura nazionale in Molise che non si ponesse con forza la vertenza per il futuro della nostra terra. Se si recupera quello spirito energico, unitario e determinato, si potrà riaprire un confronto serio con Roma e portare a casa un Accordo di Programma con i fondi europei del Feg e le risorse del 2014-2020 e del Fondo di Coesione.
In caso contrario vinceranno i gufi e le cassandre che pur di poter dire che Frattura ha fallito non esitano a tifare per la chiusura del Molise. Loro potranno dire di avere avuto ragione ma non sapranno più a chi dirlo perché non ci sarà più nessuno ad ascoltarli».